21/03/2025

AL DIO SCONOSCIUTO

 


AL DIO SCONOSCIUTO.

 

Atti 17:16

Mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro a vedere la città piena di idoli.

 

Paolo si trovava in Atene. Era di passaggio. Stava aspettando Sila e Timoteo per poi poter proseguire il viaggio. Mentre passeggiava per la città, vedendo che era piena di idoli, templi, statue, altari dedicati a falsi dei, fu preso da una grande indignazione  

Paolo sapeva che Atene era non soltanto un importante centro culturale, ma anche un centro di idolatria pagana: Atena, Zeus, Apollo, Afrodite, Ares, Ermes, Dioniso, Persefone e molti altri. Tuttavia, la sua indignazione cresceva a dismisura con il passare delle ore.

 

Paolo quindi iniziò a discutere con i giudei nella sinagoga, probabilmente per capire come si fossero abituati a tollerare tutta quell’esplosione di idoltaria, perché fossero così passivi.  E poi in piazza con le persone che incontrava. La piazza (agora) era il centro culturale della città (polis), era il luogo dove normalmente ci si si incontrava per filosofeggiare, disquisire, confrontarsi su temi sociali, culturali o religiosi.

 

Paolo annunziava Gesù e la risurrezione. Per questo motivo alcuni filosofi, dopo aver discusso con Paolo dicevano: “Ma che cosa vuole dire questo chiacchierone? Quali ciance sta raccontando? Sta annunziando qualche divinità straniera forse: chi sarebbe questo Gesù?”.

 

E dopo aver annunziato Cristo nella sinagoga e in piazza, Paolo quindi venne condotto all’Areopago, una collina rocciosa vicino all’acropoli dove avvenivano le riunioni dei leader della città. E lì chiesero a Paolo: “Ma quale strana dottrina stai proponendo? Risurrezione? Di chi? Vogliamo sapere di più in merito alle cose strane di cui tu parli in giro”.

 

La contrapposizione tra la passività dei giudei e la profonda inquietudine e indignazione di Paolo mi induce ad una riflessione sulla chiesa attuale, la quale non pare indignarsi di fronte all’idolatria imperante anche nella nostra società post moderna. Mi sembra, al contrario, passiva così come i giudei della sinagoga di Atene. La chiesa non si inquieta, non si indigna, non reagisce e ciò non possiamo considerarlo normale.

 

E adesso veniamo alla risposta dirompente di Paolo agli ateniesi.

 

Atti 17:22-23

 E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: “Ateniesi, vedo che in ogni cosa siete fin troppo religiosi. Poiché, passando in rassegna e osservando i vostri oggetti di culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: “AL DIO SCONOSCIUTO”. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio.

 

Come lo stesso Paolo spiega chiaramente nel primo capitolo della Lettera ai Romani, l’essere umano è in grado di ricevere una rivelazione che viene definita “naturale” sull’esistenza di Dio e sul fatto che Dio è irato in merito al peccato dell’uomo.

 

L’uomo ha accesso a questa rivelazione naturale attraverso la sua coscienza, nel suo intimo, e attraverso la creazione, ma l’uomo reprime questa verità perché in realtà non desidera che Dio esista ed in questo modo possa vivere la sua esistenza come meglio crede.

 

L’uomo è un essere religioso (le varie religioni sono una conferma) e non riesce a vivere senza prostrarsi davanti ad una divinità. Si tratta ovviamente di falsi dei oppure di idoli fabbricati dal cuore dell’uomo: il dio denaro, il dio piacere, eccetera.

 

Gli ateniesi avevano eretto un tempio, una statua o un altare a qualsiasi tipo di divinità, in modo da non scontentare nessuno. Avevano così paura di trascurare qualche divinità che avevano eretto persino un altare AL DIO SCONOSCIUTO. E qui Paolo prese la palla la balzo e disse: “Siete così religiosi che adorate persino un Dio che non conoscete, ma io lo conosco e adesso ve lo presenterò”. In altre parole Paolo stava dicendo: “ Adorate tanti falsi dei e non conoscete l’unico vero Dio. Vi presento il Dio che non conoscete!”.

 

Nella Lettera ai Romani Paolo spiega l’origine dell’idolatria. L’uomo ha utilizzato un raziocinio senza considerare Dio e la ragione senza Dio conduce a conclusioni errate. Quando la mente abbandona Dio, il cuore si inaridisce e l’uomo perde la capacità di analizzare correttamente se stesso, senza riuscire quindi a comprendere i suoi limiti.

 

         Romani 1:21-23

21 perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato, né l'hanno ringraziato come Dio, ma si sono dati a vani ragionamenti e l'insensato loro cuore si è ottenebrato. 22 Dicendosi sapienti, sono diventati stolti 23  e hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Dio in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

 

E Paolo, ad Atene di passaggio, ma evidentemente per volontà di Dio in quella città, presenta quel Dio che non conoscevano agli ateniesi:

 

Atti 17:24-34

24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo 25 e non è servito dalle mani dell'uomo; come se avesse bisogno di qualche cosa; egli, che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa. 26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti, in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: 'Poiché siamo anche sua discendenza'. 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, argento o a pietra, scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito; ne ha dato prova a tutti, avendolo risuscitato dai morti”.32 Quando sentirono parlare della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe e altri dicevano: “Su questo noi ti sentiremo un'altra volta”. 33 Così Paolo uscì dal mezzo di loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

 

Paolo, in sintesi disse:

1.    Dio è il Creatore di tutto

2.    Dio è il Signore assoluto di cielo e terra

3.    Dio non è condizionato dallo spazio e dal tempo

4.    Dio è spirito, invisibile, ma non può essere rappresentato da nulla, sia oro, argento o pietra.

5.    Dio non dipende da niente e da nessuno; al contrario tutto e tutti dipendono da Lui.

6.    Dio un giorno giudicherà tutti e desidera che l’uomo si ravveda.

7.    Il giudizio avverrà per mezzo dell’uomo che Lui ha stabilito e che ha risuscitato dai morti: Gesú Cristo.

 

L’uomo adora un DIO SCONOSCIUTO, innalza un altare nel suo cuore che si prostra dinanzi ad un DIO IGNOTO. Alla chiesa spetta  il compito di presentare, così come fece Paolo, l’unico Dio vivo e reale. Alla chiesa spetta il compito di informare gli uomini che sono tutti sotto condanna di un Dio irato, ma che esiste una soluzione che si chiama Gesù Cristo.

 

Come accadde con Paolo, anche adesso qualcuno volterà le spalle e se ne andrà, qualcuno si farà beffa di noi e qualcun altro crederà, ma il vero problema è che Paolo predicava il vangelo, predicava Cristo, mentre spessissimo il messaggio, nelle chiese, è un’accozzaglia di cose inutili, liturgie stantie, parole vane che servono a soddisfare l’idea malsana che Gesù sia morto per soddisfare i nostri desideri e farci stare bene. 


Ma il Figlio di Dio non è il genio della lampada.


Qoelet, riflessioni teologiche in tempi difficili by Matteo Attorre

12/03/2025

Il vero potere è sacrificare il potere.

 

Di tutti i miracoli di Gesù registrati nei vangeli, nemmeno uno fu per Suo personale beneficio. Gesù sempre usò il potere che Dio gli aveva concesso a beneficio degli altri.

Quando fu tentato dal diavolo nel deserto, Gesù si rifiutò di trasformare le pietre in pane, di adorare Satana per avere potere sui regni della terra e poi di chiedere l’intervento degli angeli, sui quali aveva certamente dominio, per salvarsi.

Quando era sulla croce e gli dissero: “ Se sei veramente il Figlio di Dio, scendi dalla croce e salva te stesso”, Gesù non usò il Suo potere e restò sulla croce, ubbidiente, fino alla fine. Se fosse sceso avrebbe beneficiato se stesso, ma avrebbe fatto abortire la missione che il Padre gli aveva affidato.

Questo preambolo serve ad introdurre il tema della mia riflessione di oggi che è relativa alla Chiesa.

Dio ha sempre usato e continua ad usare il Suo potere a beneficio dell’uomo. La Chiesa di Cristo, quindi, dovrebbe usare il potere e l’autorità che Dio gli ha conferito per beneficiare chiunque incroci sul suo cammino. La Chiesa, in altre parole, in accordo con la volontà e con il carattere di Cristo, ha il dovere di donarsi, di offrire al mondo l’amore di Cristo, innanzitutto attraverso la predicazione fedele del vangelo.

Torniamo un momento alla tentazione di Gesù nel deserto. Noi non siamo tentati a trasformare le pietre in pane, perché non ne saremmo capaci, così come non siamo tentati a buttarci giù da un palazzo perché sappiamo che gli angeli non ci faranno da cuscino, ma siamo invece tentati, quotidianamente, ad adorare chiunque ci possa dare qualcosa in cambio. È  questa l’idolatria. E l’idolatria, contrariamente a quanto si pensa, non è appannaggio soltanto dei cattolici che chiedono favori a Maria o ai santi, i quali non hanno ovviamente alcun potere, ma comprende anche gli evangelici, i quali spessissimo adorano Dio in cambio, comunque, di qualche favore o beneficio.

Parliamo di qualcosa di tangibile come il culto. È facile notare, per un occhio attento, una certa discrepanza tra la missione della Chiesa e ciò che avviene durante il culto. Il culto è qualcosa che dovremmo offrire a Dio; il culto dovrebbe essere il fine, ma spesso è un mezzo per avere qualcosa da Dio: benessere, beni materiali, potere, guarigione e cose simili. Magari queste  richieste non si manifestano in maniera scandalosa come nelle chiese adepte della cancerogena “teologia della prosperità”, ma la “teologia della prosperità” pare continuare ad avere accesso libero nei nostri cuori. Il culto a Dio non ci basta, la Sua adorazione non ci basta, la Sua presenza non è sufficiente: vogliamo di più, sempre di più, non sappiamo accontentarci. Vogliamo potere, cura, denaro.

Il culto, questa è l’impressione, spesso viene fatto più per soddisfare i presenti che il Dio al quale dobbiamo adorazione. Qual è il vero obiettivo del culto e della liturgia che lo sostiene? Avere successo? Riempire la chiesa? Fare di tutto perché il culto piaccia e le persone ritornino? Ho sempre sostenuto che le motivazioni sono spesso più importanti delle azioni in sé.

In questo senso, la liturgia adottata è la “pistola fumante” (la prova certa) di una teologia niente affatto biblica e quindi di un culto non biblico.  Il culto non necessariamente deve essere attraente o divertente: non è per noi. Il culto è una nostra offerta a Dio e deve esprimere adorazione e gratitudine, attraverso la lode e la predicazione biblica del vangelo di Cristo, evitando tutto ciò che è inutile e che non glorifica Dio in alcun modo. Al bando i teatrini e le storielle inutili che hanno il solo scopo di intrattenere il pubblico.


Gesù, rinunciò al Suo potere pur di non beneficiare se stesso, rifiutò di adorare il diavolo per avere un beneficio personale. Questo ci mostra un cammino da seguire: adorare Dio non deve essere un espediente per poter chiedere favori o  benefici. E ci insegna anche che il  vero potere è sacrificare il nostro falso potere. Le nostre strategie non si avvicinano nemmeno lontanamente al potere di Cristo sulla Sua Chiesa. Si vince perdendo. Meno di noi e più di Cristo.

 

Qoelet, riflessioni teologiche in tempi difficili by Matteo Attorre

 

 


LA CHIESA E LA MODERNITÀ: UNA SFIDA POSSIBILE?

    La riflessione odierna parte da un quesito che non so quanti si pongono: la chiesa attuale è pronta per le nuove sfide che la modernit...