29/04/2025

Il potere del Vangelo è reale?

Romani 1:16-17

16 Poiché io non mi vergogno dell'evangelo, perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco, 17 poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: “Ma il giusto vivrà per fede”.

Ecco a voi il messaggio centrale del cristianesimo che è anche il tema dell’Epistola ai Romani. Martin Lutero ha dato inizio alla Riforma Protestante proprio dopo aver letto e finalmente compreso questi due versetti.

Sola fede, sola grazia, solo Gesù.

Paolo non si vergogna del vangelo, di aver creduto in Gesù quando era sulla via di Damasco per andare a scovare e arrestare i cristiani e poi portarli in catene a Gerusalemme con lo scopo di torturarli. Lui che odiava i cristiani e li perseguitava, adesso che era stato trasformato in servo del Signore e in apostolo, non poteva vergognarsi del vangelo. Al contrario, adesso Paolo era grato, si sentiva benedetto e privilegiato per aver conosciuto il vangelo.

Non si vergogna anche nel senso che non ha nessun timore nel predicare il vangelo. Noi sappiamo che è un peccato vergognarsi del vangelo, ma la maggior parte di noi commette questo peccato. Sappiamo che il vangelo non è attraente, ma intimorisce e può provocare nel prossimo ironia o addirittura odio. Abbiamo paura di predicare Cristo, quindi in altre parole ce ne vergogniamo. Alcuni di noi sono credenti 007, altri deturpano il vangelo per renderlo più attraente: salute, benessere, vittoria, prosperità, eccetera.

Il messaggio del vangelo è deturpato, ferito, soprattutto dagli “amici” del vangelo e non dai suoi nemici.

Paolo, quando dice che è un privilegio predicare il vangelo, mette in evidenza l’importanza fondamentale della predicazione e attribuisce un valore supremo e assoluto al ministero della Parola. Tutta la liturgia deve essere un corollario alla predicazione del vangelo.

Paolo si stava rivolgendo ai romani e Roma era la capitale dell’impero, che dominava il mondo attraverso la forza del suo esercit. Paolo dice che Dio era venuto a salvare il mondo attraverso un semplice falegname, nato in una mangiatoia e poi morto in maniera ignobile, vergognosa. Eppure, ai romani, popolo arrogante, Paolo stava dicendo che quel semplice falegname era Dio salvando peccatori. 

Nessuna vergogna, nessun timore. Perché? Perché il vangelo è la maggiore manifestazione del potere di Dio. È potenza, dimanite di Dio!

Il presupposto da cui Paolo parte è che l’umanità è perduta, non è salva, è condannata, vive nelle tenebre, e quindi ha la necessità di un Salvatore, di un Redentore. Tutti giacciono sotto l’ira di Dio. Tutti sono nemici di Dio, separati da Dio, perché spiritualmente morti. E solo Dio può vivificare un morto, solo Dio può trasformare spiritualmente un individuo e ciò avviene attraverso il vangelo. 

Il vangelo ha il potere di salvare. Persino i giudei sono perduti e hanno bisogno del vangelo, perché la legge non può salvare nessuno. Il vangelo inizia proprio così, con una brutta notizia: tutti hanno peccato e sono condannati alla dannazione eterna.

Dio salva peccatori soltanto ed esclusivamente attraverso il Vangelo, attraverso Suo Figlio Gesù Cristo, il quale è Dio che si fa uomo e poi muore sulla croce pagando il prezzo per i nostri peccati. Nella Lettera ai Romani la salvezza ha un significato ampio: Dio salva l’uomo delle conseguenze del peccato (ciò che non hai conquistato non lo puoi nemmeno perdere), dal potere del peccato e in futuro lo libera anche dalla presenza del peccato (nella resurrezione dei morti). Non esiste altra forma per essere salvi dalla condanna eterna.

La maggiore manifestazione del potere di Dio è la salvezza. Il cristianesimo è sperimentare questo potere di Dio attraverso il vangelo, credendo e obbedendo al vangelo. L’assurdità di un falegname che muore sulla croce per salvarci è, in realtà, la maggiore manifestazione del potere di Dio.

Un Dio amorevole che si sacrifica per noi, nella concezione dei pagani, abituati ai loro dei apatici, lontani e indifferenti, era ridicolo. Oggi è la stessa cosa: esiste un atteggiamento molto diffuso per il quale il cristiano è un ignorante, un credulone, un ingenuo.

... per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco

Di quelli che credono, quindi non di tutti. Tutto il mondo è peccatore, ma non tutto il mondo sarà salvo. E chi sarà salvo non lo sarà  per le opere, gli atti religiosi, per la sua moralità o bontà, ma per la fede. Uomini, donne, gente di ogni razza e colore della pelle.

Credere  è sufficiente? No, perché anche il diavolo crede. Credere non basta, ma è necessario abbracciare il vangelo, la sua verità, arrendersi completamente a Gesù, credere con tutto il cuore e con tutta l’anima che quel sacrificio sulla croce è per te.

17 poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: “Ma il giusto vivrà per fede”.

Dio rivela nel vangelo la Sua giustizia. Vediamo di comprendere bene la questione della giustizia. Dio è giusto, ma se tutti sono peccatori, non esistono innocenti da assolvere. Tutti devono essere condannati.  Dio, giusto giudice, non può assolvere (salvare) un innocente, ma è obbligato a condannarlo.

E il vangelo rivela la giustizia di Dio, il quale manda Suo Figlio per ricevere la condanna che spettava a noi, per riversare su di Lui l’ira che avrebbe dovuto riversare su di noi. Il castigo divino quindi cade su Gesù, il quale sulla croce si fa maledizione al posto nostro: questa è giustizia, perché qualcuno ha pagato al posto nostro.  Poi Dio prende la giustizia di Gesù e la imputa a noi, la trasferisce, la mette sul nostro conto (così come aveva messo sul conto di Gesù i nostri peccati). Dio quindi trasferisce i meriti di Cristo al peccatore.

Romani 8:1

Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,

E tutto ciò avviene per la fede. Il giusto, colui che è stato giustificato grazie a Cristo, vivrà per la fede ovvero colui che per la fede è reso giusto (viene giustificato), vivrà per la fede e per sempre. Sarà perseverante, fino alla fine.

Abacuc 2:4 

Il giusto vivrà per la fede

Nei capitoli 1 e 2 di Abacuc, il profeta domanda a Dio perché Lui stia permettendo che l’ingiustizia rimanga impunita in Israele. Dio risponde che il Suo piano è far venire i babilonesi per attaccare Israele  e punire così Israele per le sue pratiche di ingiustizia sociale. Abacuc allora dice: “Dio, ma come questo può essere giusto, visto che i babilonesi sono ancora peggio di Israele?

 

Dio risponde che esistono due modi di vivere: un modo è vivere per l’orgoglio umano, per la fede in se stessi e nell’uomo; l’altro modo è per la fede in Dio. La vera giustizia nasce quando abbiamo fiducia in Dio e camminiamo in obbedienza.

 

“ Egli è pieno di orgoglio e non agisce rettamente; ma il giusto per la sua fede vivrà”.

 

Giustificazione per la fede è un concetto importante nella Lettera ai Romani: siamo giustificati, resi giusti, soltanto perché crediamo che Gesù ci ha dato la Sua giustizia.

Attraverso il vangelo, cioè attraverso Cristo, Dio si riconcilia con l'uomo. Perché vergognarsene deturpandolo o restando in silenzio? 




Qoelet, riflessioni teologiche in tempi difficili, il blog di Matteo Attorre



 

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